
Vorrei…
Vorrei che chi si professa “curante” non prescindesse dal sentire l’effetto del dolore e della rabbia nei racconti, della ragione e della fatica nella crescita, del rimpianto e della riconoscenza nel ricordo.
Vorrei non ci fossero rocche fatte di termini analiticamente scelti per preservare chi cura dal dolore, vorrei la missione della relazione portata come arricchente per sé ed empaticamente aperta al mondo.
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